Il fiore dello zafferano è stato introdotto in Italia alla fine del 1.300 da un padre domenicano chiamato Domenico Santucci.
Cleopatra, la famosa regina d’Egitto, usava lo zafferano per i suoi bagni caldi e per dare un colore dorato alla sua pelle.
Il dio Hermes, protettore degli innamorati, utilizzava lo zafferano come spezia afrodisiaca.
Nella mitologia greca la nascita dello zafferano era attribuita all’amore che un bellissimo giovane, di nome Krokos, provò per la ninfa Smilace, favorita del dio Hermes, il quale, per vendicarsi, trasformò il giovane nel fiore dello zafferano, detto krokos, in greco.
Alessandro Magno era abituato a utilizzare lo zafferano nel riso e mescolato al vino e si dice che durante le sue lunghe campagne militari non mancasse mai sulla sua tavola.
Gli antichi romani lo utilizzavano per la preparazione di vini aromatici, per cucinare le pregiate carni del pavone, per realizzare salse dorate con erbe profumate, nocciole e miele e per moltissimi altri piatti.
Prezioso come la porpora, lo zafferano serviva per tingere gli abiti dei re Assiri e dei re d’Irlanda, le calzature dei re di Babilonia, così come per tingere le bende con cui si avvolgevano le mummie egiziane.
Lo zafferano entrava nella composizione del laudano, una droga usata nell’ottocento.